domenica 2 dicembre 2007

Qualcuno era comunista...


"Qualcuno era comunista perchè c'era il grande Partito Comunista...Qualcuno era comunista perchè aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo". Ora che il Partito Comunista non c'è più, ma il bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, quello, al contrario, è rimasto invariato, a sinistra devono aver capito, o quantomeno è urgentissimo che lo facciano, che la necessità di riunire i brandelli e riaggregare atomi impazziti sparsi qua e là nell'aere politico è impellente e non sindacabile. Rifondazione, Pdci, Verdi e Sinistra Democratica s'incontreranno l'8 e 9 dicembre a Roma per verificare le basi di possibili piattaforme comuni. Ma forse, i comuni sentimenti di anti-berlusconismo, avversione per le scelte fatte dal Partito Democratico, difesa dei lavoratori, degli "ultimi" e dell'ambiente, condivisione dell'accusa di tenere in scacco il governo, potrebbero non bastare ad unire due culture politiche differenti tra loro. Gli esempi arrivano dalle discussioni che vertici e basi dei quattro partiti hanno avviato in tutta la Penisola. Prendiamo Crema, dove il merito di aver, se non altro, appiccato il fuoco della discussione è buon biglietto da visita rispetto alla vicina Cremona, ma dove gli obiettivi sembrano poco chiari. Abbiamo assistito alla riunione del 30 novembre (vedi post sotto).

Partiamo dai Verdi, coloro che più di tutti sono sembrati restii di fronte all'ipotesi di un partito unico che ricalchi e segua il sentiero tracciato dal Partito Democratico e dall'ancora poco definito Popolo delle Libertà berlusconiano; consapevoli della propria "debolezza" e gelosi della propria identità, hanno attaccato anzichè temporeggiare, come si conviene a chi sente di essere quasi spacciato. Ladina, Pisculli e Dellera hanno sciorinato decenni di lotte ecologiste ed ambientaliste, rivendicando su determinati temi e valori una sorta di piena paternità, di diritto di prelazione che mal si sposa con l'intenzione originaria del processo unitario (foss'anche solo federativo). Così facendo i Verdi dicono di più: non solo invocano il pur legittimo riconoscimento del proprio più consono terreno d'azione, ma tracciano un solco (a questo punto difficilmente colmabile) tra loro ed il resto della truppa sinistroide. Del resto, loro, comunisti non lo sono mai certo stati; tutt'al più, "qualcuno era ambientalista perchè c'erano i Verdi", si potrebbe dire, ma non fa lo stesso effetto. A Crema è venuta subito al pettine la prima distorsione interna: ai Verdi non si può chiedere di rinunciare alla propria identità in nome di un nuovo partito della sinistra, perchè dovunque in Europa non funziona e non ha funzionato così. Non è che siano il meccanismo arrugginito della catena, è solo che dai Verdi, gli altri non si possono aspettare adesione incondizionata ad un percorso comune.

Ecco perchè le parole di Rifondazione (soprattutto), Pdci e Sd, sono risuonate nella sala del Comune come "lezioni di realpolitik" verso gli alleati ambientalisti. Piazzoni ha centrato il punto. "O ci s'intende sul concetto di sinistra e lo si condivide recuperando ciò che di buono rimane delle tradizioni comuniste, socialiste ed ecologiste, o continueremo a farci le battaglie tra di noi per qualche voto in più", è stato, mi è parso di capire, il cuore dell'intervento. Piazzoni ha anticipato una strada che la sinistra ancora fatica a battere in tutto il pianeta: quella di una nuova impostazione sociale e solidaristica di mondo che non sia solo correzione delle storture dell'attuale sistema economico fondato sul capitalismo. In poche parole, non basta redistribuire il reddito per aver fatto qualcosa di sinistra, ma rilanciare un nuovo ordine sociale che permetta di dover rivolgersi sempre meno allo strumento della redistribuzione del reddito. Anche Galmozzi, Bordo, Castegnaro, hanno centrato. Galmozzi ha compreso che il vuoto lasciato a sinistra del Pd deve essere riempito guardando ai nuovi bisogni, alle nuove povertà, ai nuovi "margini". "Altrimenti ci schiacceranno", ha ammonito. Bordo ha sottolineato la necessità di "un partito di massa". "Qualcuno era di Democrazia Proletaria perchè c'era il Pci che tirava la carretta", potremmo sintetizzare. Alex Corlazzoli, abituato ad andare al sodo, ha proposto una scuola di politica sul territorio e "cantieri tematici" sparsi sul territorio, per recuperare gente, credibilità, passione.

Per creare una nuova forza di sinistra progressista, non basta, come si è detto, unire le parti migliori dei singoli pezzi: occorre una idea di mondo, un'intesa su cosa voglia dire "sinistra" e un'analisi dei blocchi di società da intercettare. in questo Rifondazione ha saputo dare una scossa, i Verdi, e spiace dirlo, ancora no...

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