sabato 19 gennaio 2008

Libero Stato in Libera Chiesa?

Che la vicenda della contestazione contro l'invito di Papa Benedetto XVI all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università "La Sapienza" si prestasse per natura a strumentalizzazione vittimistiche da parte delle gerarchie vaticane, era cosa tanto palese da dover indurre gli stessi promotori della protesta ad agire strategicamente con minore ingenuità. La "difesa mediatica" del pontefice fa parte della cultura di questo Paese, ancor più in una fase storica decisiva per il futuro della Chiesa cattolica e della sua possibilità di riappropriarsi di un peso, ma soprattutto di una "voce" politica. In tempi di sfiducia totale nei confronti della politica e della classe politica, la Chiesa sente essere giunto il momento propizio per ri-catalizzare le attenzioni e le delusioni della gente. Lo fa in maniera scomposta, ma efficace; con blitz e invasioni di campo assolutamente impensabili ed inaccettabili. Una Chiesa come prolungamento naturale dello Stato; un messaggio religioso che vuol essere speculare all'azione legislativa ed esecutiva, che sono, al contrario, per definizione LAICHE. Robe da Medioevo.
In questo triste episodio dell'ateneo romano, la sconfitta più grande è quella della Chiesa; e non tanto per il rifiuto (in condizioni, va detto, di ostilità) di Ratzinger di raccogliere l'invito, quanto per la "debolezza culturale" dimostrata. Noi non stiamo a difesa totale dei 67 docenti firmatari e del drappello di studenti "dissidenti". Noi siamo sempre e comunque per il dialogo ed il confronto, a maggior ragione col più alto esponente del più importante movimento religioso del nostro Paese e dell'intero mondo occidentale. Proprio perchè è dal messaggio cristiano che trasudano la bellezza e l'arricchimento derivanti da un dialogo con chi la pensa diversamente, che noi avremmo sempre piacere che il Papa venga invitato a parlare e venga riconosciuto come guida spirituale di una comunità religiosa; ma non possiamo nascondere che la protesta verso un qualunque messaggio sia legittima e salutare. E' dinnanzi alle contestazioni, ai veti, ai fischi che i grandi uomini ed i grandi pensatori della storia hanno saputo e sanno esaltarsi. Rifiutare a priori questo confronto, celandosi dietro motivazioni di ordine pubblico, è quanto di più opposto al sentimento cristiano ed alla sacralità della Croce. Arroccarsi a difesa della propria "superiorità morale e spirituale" senza scendere sul terreno della diversità è un gesto che nasconde in sè tutte le prerogative di una deriva totalitaria.
Viene da chiedersi se il motto "Libera Chiesa in Libero Stato", agognato e mai pienamente raggiunto da Cavour, non debba, di questi tempi, essere trasformato in "Libero Stato in Libera Chiesa". Le ingerenze del Vaticano nella vita pubblica sono sempre più insistenti; ma se esse, in qualche modo, possono pure avere in sè principi di legittimità (la Chiesa ha sempre "suggerito" ai cattolici comportamenti politici ed ha tutto il diritto di farlo), è la totale incapacità della classe politica di difendere la propria autonomia che preoccupa. In questi giorni, le autorità ecclesiastiche hanno individuato in un manipolo di contestatori del mondo accademico, i leader di un "anticlericalismo ottocentesco" (parole testuali), mostrando una paura ed un'intolleranza di almeno tre secoli antecedente, spargendo indisturbate e nel più assoluto silenzio, un clima da "Controriforma permanente". Le frange più estremiste del cattolicesimo hanno paragonato la protesta dei docenti alla "Breccia di Porta Pia" del 20 settembre 1870, e cioè all'annessione di Roma al Regno d'Italia che pose fine allo Stato Pontificio. Questo, rendetevene conto, è stato il responso del mondo cattolico; questo è il livello intellettuale su cui è stato trascinato il dibattito intorno ad un pur sgradevole e spiacevole episodio.
Infine, con l'aiuto della potente macchina mediatica, organizzativa e psicologica a disposizione delle gerarchie vaticane, si è pensato bene di confezionare un vero e proprio "stato di difesa del pontefice", con il Cardinale Ruini svelto a chiamare a raccolta i fedeli per l'Angelus di domenica e l'installazione di maxi-schermi in tutte le piazze d'Italia (compresa Crema, che in queste cose non è certo da meno). Un comizio domenicale che la Tv di Stato, ne siamo certi, non mancherà di proporci in diretta integrale.

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