mercoledì 7 maggio 2008

Per non dimenticare Moro e Peppino






"Noi non vogliamo essere gli uomini del passato, ma quelli dell'avvenire. Il domani non appartiene ai conservatori ed ai tiranni; è degli innovatori attenti, seri, senza retorica. E quel domani nella civile società, appartiene, anche per questo, largamente, alla forza rivoluzionaria e salvatrice del cristianesimo. Lasciamo dunque che i morti seppelliscano i morti. Noi siamo diversi dagli stanchi e rari sostenitori di un mondo ormai superato". (Aldo Moro).
Trent'anni fa se ne andava lo statista. E con lui a Cinisi (Sicilia) moriva anche Peppino Impastato. Morti nello stesso giorno. Il primo ucciso dalle Br, l'altro accusato per anni di esser morto mentre stava facendo saltare una linea ferroviaria. Dopo trent'anni forse ci siamo dimenticati di Aldo Moro e di Giuseppe Impastato. Ci siamo distratti. Abbiamo scordato la vera politica. Abbiamo paura di alzare la voce come faceva Peppino.
Quante volte ho percorso quei cento passi tra la casa di Peppino e la casa di Badalamenti. Ricordo ancora gli occhi della madre di Peppino che ha incontrato a Cinisi, nella sua casa, centinaia di giovani. E ad ognuno diceva: "Non dimenticatevi di Peppino". Noi non ci dimentichiamo, cara Felicia.
Lunedì scorso ero a Roma. Per la prima volta sono stato in via Fani. Ho letto su quella lapide color asfalto i nomi degli uomini della scorta di Moro. Nomi che non sono mai stati pronunciati fino ad allora dalla mia bocca. Nomi che non mi hanno insegnato a ricordare. A scuola ieri come oggi si ricorda Moro con un banale minuto di silenzio. Non basta. Non basta per fare in modo che Moro non resti "un minuto di silenzio". Noi non ci dimentichiamo. Anzi. Quella sua frase la facciamo nostra. E ve la rimandiamo. Nella speranza che prima o poi cambi qualcosa in questa nostra Italia distratta.

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