martedì 13 maggio 2008

Un messaggio di speranza


"Sono fiducioso nelle istituzioni, perchè finchè si parla e circolano le idee si creano gli anticorpi per combattere questo sistema vizioso". C'era davvero bisogno di un messaggio di speranza e Luigi De Magistris lo ha portato. Davanti a duecento persone, accorse sotto i portici del mercato austroungarico, il pm napoletano non si è lasciato conquistare dalla facile retorica che invita a scagliarsi contro "il sistema". Piuttosto, con grande dignità, ha percorso imperterrito la propria strada, quella che parte da e porta ad un unico punto: l'amore incondizionato per la verità e la giustizia. Parole e concetti come "democrazia", "verità", "libertà"; parole di una normalità assoluta, che non dovrebbero sorprendere perchè pilastri della nostra civiltà, ma che da tempo non sentivamo pronunciare con tanta fiducia e serenità. De Magistris ha illustrato la difficile vita delle procure, i rapporti controversi con le personalità politiche, l'isolamento in cui i giudici vengono spesso congelati. Ha ricordato con commozione il giorno del suo esame da magistrato, appena un giorno prima della strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta. Due ore intense, una lezione di pace e cultura democratica sempre più rara di questi tempi. Come quando ha citato la celebre descrizione che Falcone diede della mafia: "E' un fatto storico e come tutti i fatti storici ha un inizio e avrà anche una fine".

"Cosa dovremmo fare per cambiare questa Italia?" gli chiede una signora. Senza scomporsi, De Magistris, diversamente da mode distruttive in voga di questi tempi, lancia un enorme messaggio di speranza: "E' un problema di cultura: ognuno di noi, nel suo piccolo, nel suo lavoro, si comporti con onestà, correttezza e dignità". Grazie Luigi.

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