giovedì 22 maggio 2008

23 maggio 1992 - 23 maggio 2008: per non dimenticare


"Si muore generalmente perchè si è soli o perchè si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perchè non si dispone delle necessarie alleanze, perchè si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere". (Giovanni Falcone). Sono passati esattamente 16 anni da quel 23 maggio 1992. Quel giorno Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i ragazzi della scorta vennero uccisi a Capaci da una bomba piazzata sotto l'autostrada grazie ad un giocattolo. L'Italia reagì. In miglia scesero in piazza. Protestarono contro la mafia. Una catena umana si raccolse attorno a Palazzo di Giustizia, attorno a Paolo Borsellino. Sedici anni dopo dove sono finiti tutti quelli che stavano in piazza in quei giorni? Dove sono i trentenni che si stringevano le mani? Che fine hanno fatto i giovani che fecero cartelli e alzarono le voci? In Italia la storia non è cambiata. La mafia non è ancora stata sconfitta. I rapporti tra mafia e politica si sono rinsaldati. Sono passati da allora parecchi governi. La giustizia è finita nelle mani di Mastella, di Alfano. Tangentopoli è nata e finita. Sull'autostrada all'altezza di Capaci è rimasta una stele. Il guard rail non è più neanche dipinto di rosso. Qualche settimana fa un autista di autobus palermitano mi ha detto: "Quei due, Borsellino e Falcone, lasciateli in pace". E noi ci ricordiamo di quel 23 maggio? O forse anche noi siamo complici di quell'autista che li vuole lasciare in pace? O peggio ancora li ricordiamo ma lasciamo che il loro insegnamento resti inchiostro sui libri?

Nessun commento: