venerdì 19 settembre 2008

Una giornata con Gherardo Colombo

Martedì 23 settembre Gherardo Colombo a Crema per un'intera giornata dedicata al tema della REGOLE!!!
Ore 8.30-10.30 : Incontro con gli studenti presso Istituto "Racchetti" - Largo Falcone e Boresllino
Ore 15: Incontro con gli agenti della Polizia di Stato - Commissariato di Polizia
Ore 17.30: Incontro con gli amministratori locali - Palazzo della Provincia
Ore 21: incontro con la cittadinanza
Organizzano: Provincia di Cremona, Polizia di Stato, Centro di Ricerca "Alfredo Galmozzi", Liceo Racchetti, Fuorigioco...

venerdì 23 maggio 2008

Appello per il popolo rom


Lo zingaro e il clandestino non possono diventare dei capri espiatori.
Appello: “Il sonno della ragione genera mostri”.

Recenti avvenimenti di cronaca, e la loro accresciuta rappresentazione mediatica, hanno portato ad emergere in maniera plateale un diffuso atteggiamento di sospetto, quando non manifestazioni di vero e proprio razzismo, verso gli zingari, italiani e immigrati.

La denigrazione verbale, genericamente diretta a queste comunità ed anche gli episodi di aperta violenza e razzismo nei loro confronti, non possono essere in alcun modo tollerati. Spesso questi comportamenti vengono giustificati come risposta al presunto alto tasso di devianza di questo popolo, dimenticando che i reati in sé sono sempre compiuti da singole persone e che la responsabilità penale è, per legge, individuale.

Una politica intelligente, a vantaggio della sicurezza dei singoli e della collettività, sarebbe quella di analizzare le cause che portano ad una maggiore devianza tra queste persone (emarginazione sociale e culturale, assenza di politiche d’integrazione, ecc.) offrendo misure atte a governare davvero l’immigrazione e a coniugare politiche di sicurezza con quelle di accoglienza ed integrazione. Si preferisce invece battere il tasto sulla paura della gente e sulla necessità di inasprire le leggi e le pene.

E’ anche strano che il battage pubblicitario sulla sicurezza e sulla paura degli italiani, avvenga proprio quando il Ministero di Giustizia dimostra, statistiche alla mano, che i reati in Italia sono diminuiti e che in Europa – il nostro Paese è uno dei più sicuri dal punto di vista dell’ordine pubblico.

Il sospetto che esista una precisa regia dietro queste campagne mediatiche è inevitabilmente forte: una regia volta a rendere più accettabili misure di legge intollerabili contro i diritti della persona. Una regia che sposta l’attenzione degli italiani dal pesante declino economico e sociale in cui stiamo vivendo, verso un nemico ed un obbiettivo esterno: lo zingaro, l’immigrato, il diverso.
Come spesso succede nella storia, anche su questo versante come popolo italiano abbiamo la memoria corta e ci sembra lecito accettare attacchi verbali e misure contro gli zingari che consideriamo intollerabili, quando rivolte ad altri popoli od etnie. E’ un atteggiamento pericoloso e , per dirlo con le parole di Goya, “il sonno della ragione genera mostri”.


Non è mai colpa nostra se le cose vanno male, è sempre colpa di qualcun altro e così, mentre ci beiamo della supposta imbattibilità della creatività italiana, non ci accorgiamo che la crisi del nostro Paese di fronte alle sfide della globalizzazione è anche crisi di capacità di interloquire con l’esterno, le culture degli altri, la gestione serena dei fenomeni del nostro secolo, quali l’unità europea e le migrazioni.

In ogni caso, è certo che una politica esclusivamente di pura e semplice repressione dei reati che derivano dal disagio sociale sarà una tela di Penelope, e se non ci si indirizzerà anche verso la rimozione delle cause della condizione dei rom, non servirà a molto: a meno certamente di non innalzare l’escalation fino alla deportazione collettiva, all’arresto indiscriminato, o peggio, cosa fortunatamente proibita dalle normative internazionali. Non sembri retorica quest’ultima osservazione: rom e i sinti sono state vittime nei lager, e quella tragedia che in lingua zingara è ricordata come Porajmos, ed equivale alla shoah del popolo ebraico, pone un dovere di memoria e una responsabilità di tutti per il presente e il futuro.










I sottoscritti promotori di questo appello, operatori nel campo dell’immigrazione e dei problemi sociali, con esperienze disparate e di diverse ispirazioni politiche, culturali e religiose, propongono questi punti all’attenzione del governo nazionale, regionale e locale, dei media,, nonché degli operatori sociali così come di quelli di polizia:

Combattere la campagna mediatica volta a creare atteggiamenti razzisti e xenofobi nei confronti degli zingari, ma anche dell’immigrazione in generale.
Adottare efficaci politiche di sicurezza e chiudere i campi nomadi, in quanto ghetti e fonte di emarginazione ed illegalità, incentivando misure di vera accoglienza ed integrazione di queste comunità; i “campi nomadi” sono costosi, perpetuano le discriminazioni, ostacolano una reale integrazione. Sono anche una “zona grigia” di illegalità, su cui occorre che sia fatta luce, per tutelare in primo luogo i più deboli tra coloro che vi vivono.
Procedere ad un vero e completo censimento dei singoli e dei nuclei familiari di zingari presenti in Italia, come primo passo verso misure di integrazione diversificate ed efficaci;
Per i minori e i giovanissimi, nati e vissuti nelle baracche, occorre prevedere con coraggio e creatività opportunità di integrazione e anche di cittadinanza, capaci di rompere un circuito davvero infernale di sottrazione di futuro;
Ridurre i casi di espulsione solo per le persone che non hanno titolo o che hanno commesso reati legalmente comprovati; chi ha tale titolo, inoltre, deve essere trattato con rispetto e dignità. Prevenire le condizioni di emarginazione, miseria e criminalità sarà sempre più razionale e anche più economico che reprimerne gli esiti.
Occorre un’integrazione tra il livello europeo, quello nazionale, quello regionale e comunale: occorre evitare infatti che la sindrome del “non nel mio cortile”: i rom non sono immondizia.
Mantenere la memoria collettiva del Porajmos, anche incentivando la ricerca storica sui campi di concentramento costituiti dal governo italiano nel periodo fascista, un evento rimosso e colpevolmente dimenticato.
Incoraggiare la voce dei Rom e Sinti italiani, che ad oggi sono l’unica minoranza linguistica storica del nostro Paese a non godere di alcuna tutela: auspichiamo che sorga un’associazione rappresentativa della comunità zingara italiana.

Chi intende appoggiare questo appello può mandare la propria adesione a:

Giuseppe Casucci: g.casucci@uil.it
Luca Cefisi: luca.cefisi@gmail.com
Piero Soldini: soldini@sede.cgil.it

giovedì 22 maggio 2008

Falcone e Borsellino: le menzogne del Corriere

Titolo di ieri sulla prima pagina del Corriere della Sera: "Falcone e Borsellino: le foto e le liti tra familiari"Il titolo è affibbiato ad un articolo di Felice Cavallaro che, dopo una breve introduzione sulla prima pagina, prosegue a pagina 20, su sei colonne, e già il titolo cambia in "Manifesti con Falcone e Borsellino, parenti divisi sull'idea del Comune".Segue un sottotitolo che invece di chiarire confonde ulteriormente le idee "Niente foto a chi considera Mangano un eroe". "Polemiche fuori luogo".Non si capisce infatti a chi, come risulta letteralmente dalla frase riportata fraudolentemente tra virgolette come se fosse una citazione, non dovrebbero essere scattate delle foto, se a Berlusconi, a Dell'Utri, a Schifani o a tutti e tre in gruppo.Tutto ha origine da una mia dichiarazione all'Ansa in seguito a una telefonata di Lirio Abate.La mia dichiarazione, che non viene assolutamente riportata nell'articolo perchè smaschererebbe all'origine la mistificazione messa in piedi dal Coriiere, è la seguente:"Prima di andare a commemorare Falcone e Borsellino i politici come Berlusconi o Schifani dichiarino chi deve essere considerato un eroe. E se continuano a sostenere che persone come Vittorio Mangano sono eroi, allora che si astengano dall'andare a sporcare la memoria delle vittime di mafia".Insieme a questa c'è una dichiarazione del figlio del procuratore aggiunto Paolo Borsellino, Manfredi e di Alfredo Morvillo, fratello di Francesca e cognato di Giovanni Falcone, anche questa, per la stessa ragione, completamente ignorata dal Corriere, che, riferendosi ai manifesti con la foto di Paolo e Giovanni di cui è stata tappezzata Palermo, dichiarano :"questa non può che essere la risposta della città di Palermo alle parole di chi pubblicamente e reiteratamente aveva indicato al Paese come eroe un noto uomo di mafia". "Quelle parole costituiscono una grave offesa alla memoria di tutti quesi servitori dello Stato che hanno perso la vita proprio a causa del loro impegno contro la mafia". II riferimento è evidentemente alle sciagurate parole di chi ha sporcato l' Istituzione che è stato chiamato ad occupare dichiarando, in pieno accordo con un inquisito e condannato per mafia come Dell'Utri, che lo stallere di Arcore, Vittorio Mangano, morto in carcere mentre scontava le sue numerose condanne per associazione mafiosa e altri gravi reati dello stesso tipo, deve essere considerato un eroe.Questa è vera e propria disinformazione: si prende una notizia e invece di commentarla per quello che è e per quello che dice, gli si affibbia un titolo ad effetto e si cerca di giocare su pretesi dissapori tra i parenti delle vittime di mafia anche se per questo si debbono distorcere le notizie o inventarle di sana pianta. Poi si virgolettano delle frasi facendo intendere che siani state testualmente pronunciate da qualcuno che invece, in quei termini, non lo ha mai fatto.Il 17 Luglio del 2007, quando, dopo anni di silenzio, ho ricominciato a parlare, perchè la rabbia che cresceva ogni giorno dentro di me nel constatare come l'indignazione della gente seguita alle stragi sel 1992 si fosse ormai affievolita se non del tutto spenta, ho scritto una lettera aperta intitolata "19 Luglio 1992: Una strage di Stato".Da allora ho scritto tante lettere aperte e ho mandato tanti comunicati ANSA, tutti si sono diffusi come un virus sulla rete ma nessuno o quasi è stato pubblicato sulla stampa nazionale se non, in qualche caso, tramite poche righe enucleate dal contesto e quindi quai incomprensibili ai più.In alcuni casi, come in quello della polemica con il ministro Mancino a proposito della sue amnesie croniche relative all'incontro da lui avuto il 1° Luglio 1992 con Paolo Borsellino e nel quale può essere ricercata la causa scatenante dell'attentato che gli costò la vita, non sono state pubblicate nemmeno le mie repliche alle false affermazioni di Mancino anche se richieste ai sensi della legge sulla stampa.In compenso a fronte di una mia dichiarazione all'Ansa sull'ignominioso comportamento di chi, al vertice delle Istituzioni, da un lato proclama eroe un criminale come Vittorio Mangano e dall'altro pretende di presentarsi a Palermo e fingere di onorare due giudici dei quali dovrebbe astenersi dal pronunciare, per non sporcarlo, anche il solo nome, si monta e si mette in evidenza una notizia travisando sia il senso che le parole di una mia dichiarazione.Ho un profondo rispetto per le Istituzioni ed è proprio per questo che vorrei che non venissero sporcate da chi, in maniera indegna, le occupa.

Salvatore Borsellino

23 maggio 1992 - 23 maggio 2008: per non dimenticare


"Si muore generalmente perchè si è soli o perchè si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perchè non si dispone delle necessarie alleanze, perchè si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere". (Giovanni Falcone). Sono passati esattamente 16 anni da quel 23 maggio 1992. Quel giorno Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i ragazzi della scorta vennero uccisi a Capaci da una bomba piazzata sotto l'autostrada grazie ad un giocattolo. L'Italia reagì. In miglia scesero in piazza. Protestarono contro la mafia. Una catena umana si raccolse attorno a Palazzo di Giustizia, attorno a Paolo Borsellino. Sedici anni dopo dove sono finiti tutti quelli che stavano in piazza in quei giorni? Dove sono i trentenni che si stringevano le mani? Che fine hanno fatto i giovani che fecero cartelli e alzarono le voci? In Italia la storia non è cambiata. La mafia non è ancora stata sconfitta. I rapporti tra mafia e politica si sono rinsaldati. Sono passati da allora parecchi governi. La giustizia è finita nelle mani di Mastella, di Alfano. Tangentopoli è nata e finita. Sull'autostrada all'altezza di Capaci è rimasta una stele. Il guard rail non è più neanche dipinto di rosso. Qualche settimana fa un autista di autobus palermitano mi ha detto: "Quei due, Borsellino e Falcone, lasciateli in pace". E noi ci ricordiamo di quel 23 maggio? O forse anche noi siamo complici di quell'autista che li vuole lasciare in pace? O peggio ancora li ricordiamo ma lasciamo che il loro insegnamento resti inchiostro sui libri?

martedì 20 maggio 2008

Quel clochard in piazza Duomo







Chissà se il buon Dio si sarà accorto almeno lui lunedì sera che sotto i portici del Comune, un clochar di mezza età, italiano, preparava il suo letto di giornali per la notte. Sicuramente non si è accorta la borghesia cittadina, non si sono accorti i passanti distratti e non si sono accorti nemmeno i prelati che da quelle parti hanno casa e Chiesa. Eppure nel centro, sotto lo sguardo delle statue che trovano posto nella Galleria del Municipio, un uomo lunedì sera mentre un terribile temporale colpiva la nostra città, si arrangiava in qualche modo. Non era un rom. Non era il solito rumeno. E neanche il marocchino stupratore. Era un uomo italiano. Uno che probabilmente quella notte non ha trovato una porta dove bussare. Una persona senza casa. Senza soldi. Senza affetti. Eh sì, Crema non vive solo di convegni sulla cosmetica. Qualcuno forse ha ben altri problemi prima della cosmetica. E forse dovremmo preoccuparci un po' tutti di queste povertà. Prima che sia troppo tardi...

domenica 18 maggio 2008

Rita Borsellino a Crema domenica 25 maggio






Domenica 25 maggio Crema avrà l'opportunità di rincontrare Rita Borsellino, la sorella del giudice Paolo ucciso dalla mafia il 19 luglio del 1992. Era dal 2002 che Rita non veniva più a Crema. Una parentesi lunga. Cosa è successo nel frattempo? Dove eravamo rimasti? L'ultima volta che Rita è venuta a Crema è stato per intitolare al compianto Nino Caponnetto la piazza di fronte al cinema. Da quell'anno sono cambiate molte cose. Rita nel 2004 ha deciso di candidarsi presidente della Regione Sicilia contro Totò Cuffaro. Una scelta coraggiosa. Una scelta che diede fastidio. Per chi ha il vizio della memoria: ve li ricordati quelli della Margherita e dei Ds che proponevano Pippo Baudo al posto di Rita? Furono le primarie volute dai cittadini siciliani, e da Rita, a dettare il verdetto. Contro di lei Rutelli schierà Ferdinando Latteri: oggi nelle fila del Popolo delle Libertà. Rita vinse le primarie in maniera schiacciante. Si candidò contro Totò vasa vasa. Vinse Totò. Non ce l'ha fatta per 300 mila voti nonostante una campagna partecipata in cui per la prima volta, il programma è stato scritto insieme, da partiti e società civile organizzata dentro quelli che Borsellino ha chiamato cantieri per il programma e che ancora oggi vivono sul territorio per elaborare proposte politiche e supportare l'attività di Rita Borsellino. Nel 2008 Totò Cuffaro, dopo la sentenza di condanna, è costretto a dimettersi. Si ritorna alle elezioni. E Rita? Chi guarda le cose da fuori avrebbe detto ricandidiamola. E invece no. Walter Veltroni lancia la candidatura di Anna Finocchiaro. Nessun riconoscimento a Rita. Eccolo il progetto: non c'erano riusciti con le primarie a farla fuori ci son riusciti ora. Rita non s'arrende. Cerca l'unità della sinistra. Si candida in "tandem" con Anna Finocchiaro per non creare divisioni. Capita che non venga neanche invitata alle iniziative unitarie. Capita che si deve fare una campagna elettorale tutta da sola. Senza alcun sostegno. Anna Finocchiaro perde. Prende meno voti di Rita, candidata presidente. La Finocchiaro che ha mire più alte che restare a fare il parlamentare in Sicilia dopo aver illuso gli elettori siciliani se ne va al Senato. E in Sicilia? Chi resta? Rita Borsellino? No! In parlamento entra Sonia Alfano, candidata presidenre per i Grilli. Ha ottenuto meno voti della Borsellino ma ha diritto a stare in parlamento chi è stato candidato presidente. E Rita? Rita ricomincia. Ricomincia dalla gente. Ricomincia anche con noi. Anche da Crema.





Programma della giornata
Alle 10,30 è prevista una biciclettata della legalità
per le vie della città con tappa alle 11.15 in largo Falcone e Borsellino dove i ciclisti cremaschi faranno una pubblica commemorazione e Rita Borsellino prenderà la parola per fare memoria. Una "sosta" in un luogo simbolico visto che quella piazza venne inaugurata nel 1999 proprio dalla Borsellino con Nino Caponnetto, Gian Carlo Caselli e Gherardo Colombo. Da lì si partirà alla volta del bar Parko dove è stato organizzato un pranzo a sostegno del progetto "Un'altra storia" di Rita Borsellino. Lì si terrà l'intervento politico e il confronto con i cremaschi atteso da numerose persone.
Tutti possono partecipare al pranzo: basta iscriversi entro il 22 maggio telefonando a Franco (333 4564412), Alex (339 5835339) o Alvaro (339 4165588) oppure inviare una mail a sinistrarcobaleno.crema@gmail.com.

mercoledì 14 maggio 2008

Consulente per la sicurezza a Crema?

In questi giorni, sulla scia della nomina "pizzettiana" di Sorrentino a Cremona e in sintonia con l'allarme sicurezza fomentato da media e centro destra, qualcuno a Crema ha iniziato a parlare di una super nomina per Benito Melchionna, procuratore della Repubblica quasi in congedo. Crema non ha bisogno di nessun super procuratore, di nessun consulente sulla sicurezza. Blocchiamola sul nascere questa proposta. E Melchionna, son certo, che non ha certo bisogno della consulenza del Comune di Crema. Blocchiamo sul nascere questa proposta perchè a Crema non vi è nessun allarme sicurezza. Non vi è nessuna invasione di rumeni e nemmeno la paventata (dal settimanele l' "Opinione") ondata di rom. Non mi risulta che vi siano esattori del pizzo. E neanche attentati di mafia. Crema vive il dramma dello spaccio di sostanze stupefacenti come tante altre città ma c'è da dirsi con sincerità: se c'è offerta è perchè ci sono clienti. E i clienti sono ormai la media e alta borghesia della città e non solo. Servirebbe allora un super consulente per la prevenzione.
Blocchiamo sul nascere una proposta che risulterebbe costosa per i cittadini cremaschi. Le nostre forze dell'ordine, il lavoro del Commissariato, della Compagnia dei Carabinieri, della Polizia Locale è ciò che basta. Semmai diamo loro una mano.